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Brian Eno: un documentario da guardare 52 quintilioni di volte
Pare che il New York Times lo abbia inserito nella lista dei 10 migliori film del 2024. Dico pare perchè ci sono due aspetti da considerare: il primo, assai banale, riguarda il fatto che non ho trovato riscontro e quindi ho l’impressione che si tratti di un clam giornalistico tanto per alimentare il sensazionalismo. Semmai ce ne fosse bisogno.
Il secondo aspetto che voglio considerare riguarda proprio la visione di questo nuovo progetto di Brian Eno. La domanda che mi pongo è la seguente: a quale delle 52 quintilioni di versioni avranno dato il premio, i giornalisti del New York Times? Sì, perchè la particolarità di questo progetto visivo è proprio quella di essere disponibile in un numero considerevole di versioni differenti, una per ogni spettatore che avrà il piacere di visionare questo innovativo progetto di arte generativa.
Un documentario che non è mai uguale
Essendo un documentario su Brian Eno, c’era da aspettarsi che non avremmo avuto a che fare con qualcosa di ovvio e scontato. Del resto il compositore inglese, nel corso della sua lunga e variegata carriera, ci ha abituato a innumerevoli novità e sperimentazioni, e il 2025 non poteva configurarsi tanto diverso.
Il documentario in questione si chiama semplicemente Eno, ed è stato ideato e girato da Gary Hustwit nel 2024, per essere presentato nelle prime settimane del nuovo anno dopo la premiere di Gennaio 2024, al Sundance Film Festival.
Qual è la particolarità di questo progetto su Brian Eno e perchè il titolo di questo paragrafo enfatizza che il documentario non è mai lo stesso? Perché alla base di questo lavoro vi è un’ideazione decisamente innovativa: oltre 30 ore di intervista a Brian Eno e almeno 500 ore di immagini e video d’archivio, miscelati insieme attraverso un software proprietario di Gary Hustwit da cui scaturisce una differente versione di questo documentario per ogni sua proiezione. Ecco perchè non capivo a quale film si riferissero i giornalisti del New York Times.
Chi è Gary Hustwit?
Benché il documentario sia su Brian Eno, credo non sia necessario dover presentare una figura che ha contribuito, e ancora contribuisce, alla storia della musica in tutte le sue declinazioni: dopo i suoi esordi con i Roxy Music, in seguito all’incontro con Andy Mackay, Brian Eno ebbe una carriera solista di altrettanto successo, stabilendo collaborazioni importanti con David Bowie, Talking Heads e un numero considerevole di altri protagonisti della musica.
Insomma, Brian Eno non ha bisongo di presentazioni, a differenza di Gary Hustwitt che non gode della stessa fama pur essendo un’artista di tutto rispetto. Gary Hustwitt sapeva benissimo che Brian Eno è un’artista visionario e che nella sua lunga carriera si è dedicato molto all’arte generativa, che di certo troverà nuova linfa dalla diffusione dell’Intelligenza Artificiale. Qui, invece, siamo al cospetto del documetario generativo.
Ovvio, allora, che il progetto di Gary Hustwit, a sua volta un innovatore (è sua la trilogia di documentari sul design che include Helvetica, Objectified e Urbanized, rispettivamente 2007, 2009 e 2011), doveva essere un lavoro dirompente e d’avanguardia, intriso di tecnologia e innovazione allo stato puro.
Film generativo con Brain One e B-1
Alla base di questo documentario su Brian Eno, dicevo, vi è lo sviluppo di una tecnologia software e hardware capace di creare qualcosa di veramente nuovo. Per ottenere il risultato di una diversa versione del documentario a ogni sua proiezione (o visione, dalla parte del pubblico) vi era la necessità di una sistema che riuscisse ad attingere alla base di dati ricreando in tempo reale una diversa esperienza visiva.
La parte software è stata affidata all’artista Brendan Dawes che ha realizzato Brain One, anagramma di Brian Eno, mentre dell’hardware si è occupata la svedese Teenage Engineering.
Appuntamento in sala il 24 Gennaio 2025
Dopo la premiere di Gennaio 2024, è arrivato il momento della prima visione aperta al pubblico. Il prossimo 24 Gennaio, infatti, in streaming sarà possibile fruire di una versione – la propria – di questo innovativo documentario. Per 24 ore.
Sì, proprio così. Il documentario Eno sarà trasmesso per tutto il giorno; per tutte le 24 ore del 24 Gennaio ma non sarà gratuito: è necessario acquistare una sorta di pass di ingresso, per poi ricevere – una settimana prima della messa in onda – le istruzioni per lo streaming.
Non resta che aspettare il passaggio al nuovo anno, per immergersi da subito in un progetto artistico tecnologicamente avanzato. Nell’attesa che arrivi il giorno della diffusione pubblica, lascio la solita carrellata di link esterni al sito di Musica Informatica. Partiamo con la voce wikipedia di Brian Eno, per ripercorrere tutte le tappe della sua invidiabile carriera. Poi c’è il sito ufficiale di Gary Hustwit, oltre a una piattaforma dove acquistare il biglietto per lo streaming.
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