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L’invenzione del madrigale
Iain Fenlon e James Haar sono due nomi importanti quando si parla di musica rinascimentale, in particolare di quella italiana, scritta tra il 1400 e la prima metà del XVII secolo.
Inglese il primo e americano il secondo, hanno in comune lo studio della musica rinascimentale e del primo barocco italiano. Due musicologi che hanno pubblicato numerosi lavori sul tema e che rappresentano un importante punto di riferimento per gli studiosi e i semplici appassionati.
La premessa vale per evidenziare con decisione che una pubblicazione come quella qui presentata, a quattro mani dai due musicologi, ha un valore molto alto, per la qualità degli interventi che vi sono riuniti.
Non è certo un caso che questo libricino, perchè così appare agli occhi, è aperto da una introduzione a firma di Lorenzo Bianconi, altro esponente di spicco della musicologia italiana (nato in Svizzera ma naturalizzato italiano e oggi professore emerito dell’Università di Bologna).
Il madrigale e l’origine della musica di consumo?
Certo, provocatorio il titolo. Ma fa da contrappeso banale all’illuminante introduzione di Bianconi che con poche righe riesce a chiarire quanto importante è stato il madrigale, come genere musicale, non solo in Italia e per l’Italia ma per tutta la storia della musica, tra la prima metà del XVI secolo e gli anni venti del XVII.
In effetti non si riflette mai abbastanza sul fatto che prima del madrigale la storia della musica era interessata esclusivamente da quella di natura religiosa, che Bianconi dice essere una musica d’uso, il cui scopo è la celebrazione o l’accompagnamento rituale.
Nulla a che vedere, insomma, con il madrigale, che nasce e viene prodotto semplicemente – si fa per dire – per il piacere di fare e ascoltare della musica, fine a se stessa. Un cambiamento culturale assai profondo, rivoluzionario.
Forse è per questo che il madrigale è sempre oggetto di grandi attenzioni, sia nel passato che in epoca contemporanea.
Il madrigale e l’Italia
I due autori di questo libro, quindi, disegnano un percorso che aiuta il lettore a costruirsi un quadro temporale di fatti e persone abbastanza dettagliato ma non troppo da cadere nel tecnicismo da studiosi. Insomma, un libro adatto a chiunque. Per dirlo in altri termini.
Il libro qui presentato si avvicina molto a quello curato da Paolo Fabbri, sempre sul madrigale, di cui ho scritto poche settimane addietro e dentro il quale – pure – troviamo interventi di James Haar.
Entrambi si concentrano sulla scena italiana che seppure non è stata l’unica nazione in cui si scrissero madrigali, di certo è in Italia che il madrigale nasce e che raggiunge le vette più alte dell’arte musicale.
“Arte musicale” concetto del tutto estraneo agli autori che per primi scrissero dei madrigali. E mi piace riportare ancora una volta ciò che scrive Bianconi quando definisce la prassi del madrigale un morbo contagissimo e tenacissimo. Da cui poi avrebbe preso sviluppo tutta la successiva grandiosa storia della musica.
L’indice e gli argomenti del libro
Quali sono dunque gli argomenti di questo libro? Diciamo il madrigale italiano, per farla breve. Tant’è che se non bastasse il titolo, c’è anche l’indice a parlare molto chiaro:
I. Gli esordi del madrigale a Roma e a Firenze negli anni ’20
II. Il madrigale negli anni ’30
III. La diffusione del madrigale
IV. Conclusioni
A questi capitoli fa seguito un’appendice intitolata “I madrigali di Johannes Müstermann“, oltre a un indice delle fonti e dei nomi, e un discreto gruppo di pagine fotografiche.
Termino con il ricordare che questo libro, pubblicato nel 1992, è in realtà una traduzione in italiano, ampliata e aggiornata, del precedente The Italian madrigal in the early sixteenth century: Sources and interpretation (Cambridge 1988).
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