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Africa ed Europa unite nella musica: il nuovo album di Abel Selaocoe

Musica Informatica Recensione Hymns of Bantu Abel Selaocoe

Hymns of Bantu è il nuovo album di Abel Selaocoe, un musicista decisamente particolare, che unisce nella propria arte la tradizione musicale africana con quella della tradizione classica europea.

Musica dal continente africano

Ho un certo debole per la musica africana, e quando mi capita di intercettare qualche nuova uscita, sono sempre favorevole all’ascolto.

Bene o male, i nomi che circolano sono sempre gli stessi, a maggior ragione se si guarda alle etichette di un certo livello, come la Warner Classics che ha prodotto l’ultimo lavoro di Abel Selaocoe, Hymns of Bantu.

Quando mi è capitato sott’occhio quest’album, sicuramente mi ha incuriosito un nome di cui non avevi mai letto prima ma più di ogni altra cosa mi ha catturato la grafica della copertina: un violoncellista africano che nel titolo dell’album richiamava la parola Bantu, di cui avevo qualche vago ricordo dai tempi dell’esame di Etnomusicologia.

Ho preso subito ad ascoltare il CD.

Tradizioni musicali a confronto

Che dire. Al termine del primo ascolto ero abbastanza spiazzato: sonorità, ritmi e approccio musicale tipici della tradizione africana ma tutto intrecciato con un violoncello suonato secondo la tradizione della musica classica (colta, d’arte, quello che volete) europea.

Decisamente un amalgama molto, molto particolare.

Questo lavoro di Abel Selaocoe è assolutamente bellissimo, e lo dico nonostante mi abbia richiesto più di un ascolto, prima di riuscire a penetrare un minimo l’essenza musicale.

Una musica scritta con grande attenzione e precisione, non voglio dire raffinata perchè mi pare abusata come espressione ma di certo una musica che esprime un grande senso di pulizia, di ordine, un senso di pace interiore, pur legando assieme due mondi – quello europeo e africano – così diversi, così distanti.

È una musica piena di sole. Forse non poteva essere altrimenti, vista la provenienza.

Da Bach a Giovanni Sollima, passando per Luigi Boccherini

Il riferimento musicale della tradizione europea è evidente fin dai primi accordi questo lavoro. Se non bastasse, Abdel Selaocoe apre un confronto diretto prima con Bach e poi con il violoncellista italiano Giovanni Sollima.

Dal compositore tedesco, Selaocoe recupera la Suite N. 6 per violoncello, BWV 1012, scritta nel 1720. Mentre del compositore italiano, porta all’attenzione L.B. Files, il lavoro che Sollima, a sua volta, ha dedicato a Luigi Boccherini. Tutto ciò all’interno di un contesto musicale che si muove al ritmo tradizionalmente vivace della musica africana.

Insomma, un intreccio musicale e culturale decisamente affascinante. E dovrebbe bastare già questo ad accendere l’attenzione di un ascoltatore, soprattutto in un’epoca musicalmente piatta e scialba come quella che stiamo vivendo, sempre più ostaggio dell’Intelligenza Artificiale.

Il precedente: Where Is Home

Abdel Selaocoe è un musicista che si è formato nel solco della musica classica europea, senza dimenticare le proprie radici sudafricane, dove iniziò gli studio di Violoncello, per poi completarsi Royal Northern College of Music di Manchester.

Prima di Hymns of Bantu, Selaocoe si era già fatto notare con Where Is Home, che riscosse un certo successo, ricevendo diversi riconoscimenti come album di artista emergente. A questo punto, direi che è d’obbligo andare a recuperarlo. Almeno per me!

Leggendo alcune note di accompagnamento a questo secondo lavoro, invece, si comprende come questo lavoro sia stato pensato per celebrare le proprie radici africane, portando avanti quel lavoro di ricerca sui temi dell’identità e della terra di appartenenza già avviato in Where Is Home. Un richiamo, quello verso l’Africa, rafforzato ancora una volta dall’uso della lingua Il richiamo alla terra di origine è rafforzato dall’uso della lingua: tutti i brani scritti da Abdel Selaocoe sono cantati in lingua Tswana e Sesotho.

Tornando all’ultimo album, invece, segnalo i brani che personalmente mi hanno catturato di più: l’apertura Tshole Tshole e soprattutto Takamba, che sprigiona un’energia veramente trascinante, come anche Emmanuele.

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