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Push Button Bertha: la prima canzone composta da un computer durante gli anni pionieristici della musica algoritmica

Push Button Bertha รจ il titolo di uno dei primi brani musicali composti grazie ad un computer, al termine di una ricerca condotta da Martin Klein e Douglas Bolitho.
L’alba della musica algoritmica: gli anni ’50 e i primi esperimenti
Intorno agli anni Cinquanta, l’idea di poter utilizzare un computer per comporre musica, diviene un argomento piuttosto diffuso, in diverse parti del mondo ma in particolare negli Stati Uniti. Se รจ vero che la prima composizione algoritmica fu la Illiac Suite di Lejaren Hiller, e che gli esperimenti piรน rilevanti furono condotti da Max Mathews ai laboratori Bell per i software musicali della famiglia Music N, lo รจ altrettanto che altrove furono condotti esperimenti simili negli stessi anni o perfino molto prima come il caso del Csirac in Australia.
Per alcuni di questi primi esperimenti il problema principale รจ la mancanza di una documentazione certa che ci permetta di ricostruirne le principali fasi e soprattutto i risultati. Anche Lejaren Hiller, e il suo collaboratore Leonard Isaacson, nel 1959 accennavano ad alcuni esprimenti condotti negli anni precedenti alla loro Illiac Suite, per alcuni dei quali non disponevano di alcuna documentazione capace di testimoniarne i risultati ottenuti.[Hiller, Isaacson]
La ricerca di Klein e Bolitho: la nascita di Push Button Bertha
Ben diverso, fortunatamente, รจ il caso della sperimentazione condotta dai matematici Martin Klein e Douglas Bolitho, autori di una ricerca di cui il risultato sarร il brano musicale Push Button Berta.ย Ma per quale motivo questa ricerca รจ ancora oggi cosรฌ nota?
Effettivamente non si tratta di un fatto casuale, ed il motivo va individuato nei presupposti di una sperimentazione voluta fortemente dalla Burroughs Corporation. Quest’ultima nel 1956 acquista la Data Electronic Corporation, un’azienda californiana nota per aver costruito i computer Datatron che, in seguito all’acquisizione, sarebbero stati rinominati Burroughs 205. Tuttavia la fama di queste macchine spinse la Burroughs a trovare un modo affinchรจ si potesse tramandare alle generazioni successive il ricordo di questi potenti computer. Per questo motivo spinsero Klein e Bolitho a realizzare un programma che consentisse al Datatron/Burroughs 205 di comporre musica autonomamente.
Teoria dell’informazione e musica: il contributo di Richard Pinkerton
I due ricercatori partirono dalla suggestioni offerte da Richard Pinkerton che in quello stesso 1956 pubblica sulla rivista Scientific American un articolo intitolato Information Theory and Melody, descrivendo la possibilitร di generare melodie musicali attraverso un computer, sulla base di tabelle di regole da cui effettuare la selezione di specifici dati.
La ricerca di Pinkerton non produsse risultati concreti, nel senso che nessuna musica fu realizzata al termine di una ricerca puramente teorica, ma il valore delle sue intuizioni era fuori discussione, come avrebbero testimoniato negli anni successivi le ricerche condotte sul modello da lui proposto.
L’esperimento: come il computer ha composto la musica
Tra queste, oltre la ben nota Illiac Suite, vi fu anche la sperimentazione di Klein e Bolitho. I due ricercatori svilupparono cosรฌ un programma che consentiva al computer la generazione di numeri casuali ed una loro successiva accettazione o rifiuto. Il vaglio di questi numeri avveniva in base ad una serie di regole espresse, per ovvie esigenze di calcolo, in termini di operazioni aritmetiche.
Detto in termini musicali, ogni numero generato corrispondeva a ciascuna delle sette note di una scala diatonica, chiaramente consentendo anche l’uso delle due alterazioni bemolle e diesis. Una volta scelta una nota, questa veniva validata o rifiutata in base a criteri di accettabilitร melodica prescritti da un gruppo di 6 regole totali.
Le regole della composizione: un’analisi di musica pop e classica
La definizione di queste regole si basava a sua volta su una precedente fase di studio di brani del repertorio pop e classico. Innanzitutto si presero in esame le prime dieci posizioni della top ten americana del 1956. Dall’analisi di questi brani si ottennero le prime tre regole:
1. In un brano di musica pop si possono trovare da 35 a 60 differenti note;
2. Ogni brano ha una struttura del tipo AABA, dove A puรฒ contenere da 18 a 25 note per 8 battute totali, mentre B, nella stessa lunghezza, ne contiene da 17 a 35;
3. Se 5 note consecutive si muovono nella stessa direzione, la sesta si muoverร in direzione opposta.
A questo primo gruppo di tre regole se ne aggiunsero altre tre, ottenute dall’analisi di opere di Mozart:
1. Il divieto di salti superiori all’intervallo di sesta;
2. La prima nota della sezione A solitamente non corrisponde alla seconda, alla quarta e nรฉ alla quinta nota, alterata in bemolle, della scala di riferimento;
3. Le note alterate con bemolle sono seguite da note un tono sotto, mentre quelle alterate con diesis da note un tono sopra.
Dopo aver definito il sistema di regole, il computer era in grado di effettuare la selezione di note da verificare mediante la tabella di regole preimpostate. Al termine di tutto il procedimento di generazione e selezione il risultato ottenuto รจ stato Push Button Bertha, una canzone nello stile Tin Pan Alley, il cui titolo fa riferimento ai bottoni del computer Bertha, il nome dato al Datatron utilizzato per la sperimentazione.

Il testo di Jack Owens: parole per una melodia elettronica
Per dare maggiore risalto a tutta la sperimentazione, la Burroughs coinvolse anche il noto cantautore Jack Owens (giร membro dell’American Society of Composers, Authors and Publishers), incaricato di scrivere ill testo che vi riporto di seguito:
She’s push button Bertha
sweet machine what a queen calculatin’
dalditatin chik with a click
my push button Bertha not to large,
what a charge
electronic supersonic friend
the end
once she’s operatin’
watch her rock and roll cool
and calculatin’ this gal has no heart or soul
she’s push button Bertha auomation divine
pay the light bill and you’re right
she’s mine, all mine
she’s push button Bertha
sweet machine what a queen calculatin’
dalditatin chik with a click
my push button Bertha not to large,
what a charge
electronic supersonic friend
the end
Bertha’s not demanding never
want’s your dough, always understanding
just flip a switch and she’ll go
she’s push button Bertha automation divine
now hear this she can’t
kiss ten weight oil
makes her loyal
dream machine
L’impatto sonoro di Push Button Bertha: un’analisi musicale
Sul piano sonoro quale fu il risultato? Trattandosi di un esperimento finalizzato ad ottenere una partitura in notazione tradizionale รจ possibile provare ad eseguirla su una tastiera o un pianoforte, per apprezzarne la resa melodica. Oppure, si puรฒ provare a trascrivere la partitura originale in MuseScore per poi convertirla in un normale file audio, esattamente quello che ho fatto io. Il risultato probabilmente non sarร fedele all’originale ma credo che renda bene l’idea:
Anche all’ascolto si capisce di avere a che fare con un brano semplice ed una melodia piacevole. Nel complesso un risultato grazioso, e di certo molto meglio di tanti presunti compositori in carne ed ossa. Chiaramente ciรฒ che importa, in questo caso, non รจ tanto il risultato finale ma innanzitutto l’idea di poter realizzare musica attraverso un computer, un fatto decisamente sensazionale se osservato con gli occhi di una persona degli anni Cinquanta.
La reazione della stampa: un evento mediatico
L’esperimento voluto dalla Burroughs nasconde ancora qualche altra curiositร . Stando alle memorie di Lejaren Hiller, la ricerca fu realizzata intorno al 3 Luglio del 1956, giorno in cui a pagina 51 del New York Times fu pubblicato l’articolo Brain’ Computes New Tune for TV, in cui si ufficializzava l’esito dell’esperimento di Klein e Bolitho.[Hiller, Isaacson] Altrove ho letto che la ricerca fu avviata giร in primavera.

Al di lร della data precisa, benchรจ importante, รจ sicuro che nei mesi e negli anni successivi si continuรฒ a parlare tanto di questa ricerca, come dimostrato nella breve rassegna stampa riportata, e che uno degli argomenti preferiti fu, accanto all’uso del computer per scopi musicali, la difficoltร in cui inciampรฒ la Library of Congress di fronte al caso di una canzone realizzata da una macchina.

La televisione e i diritti d’autore: le sfide legali di una composizione innovativa
Per dare maggiore risalto alla sperimentazione la Burroughs decise due strategie: primo, l’esecuzione di Push Button Bertha all’interno di una trasmissione televisiva. Secondo, la realizzazione di registrazioni da commercializzare per il grande pubblico. Per quanto riguarda la messa in onda non vi furono particolari problemi, e vi fu il 16 Luglio del 1956 all’interno di un programma scientifico del palinsesto della KABC-TV di Los Angeles.
Push Button Bertha: un’ereditร duratura nella storia della musica computazionale
Ben diversa la questione delle registrazioni che generรฒ non pochi problemi. In effetti la U.S. Library Congress, l’organismo che negli Stati Uniti si occupava di definire il diritto d’autore, si trovรฒ ad affrontare un caso del tutto nuovo e giuridicamente vergine. Di chi erano i diritti musicali di Push Button Bertha? Se da un lato Jack Owens era indubbiamente l’autore del testo, chi poteva acquisire il diritto di paternitร della parte musicale? I due matematici, o il computer Datatron? Oppure la Burroughs proprietaria dei computer? Bene, la questione rimase irrisolta, e le cinque copie registrazioni di Push Button Bertha realizzate la settimana successiva alla sua realizzazione rimasero invendute perchรจ non vendibili pubblicamente per assenza di proprietร .
Alla luce di tutto รจ evidente che Push Button Bertha fu un caso molto noto in tutti gli Stati Uniti, cosa che ha consentito ancora oggi di essere a conoscenza di questa interessante sperimentazione che avrebbe trovato un maggiore approfondimento a distanza di poco tempo nel lavoro di Lejaren Hiller e Leonard Isaacson. Altrettanto interessante รจ anche la questione relativa ai diritti di Push Button Bertha, visto che in anni recenti David Cope ha riproposto una problematica simile all’interno di un progetto molto piรน elaborato e dai risultati inaspettati: quello di Emily Howell.
Vuoi continuare ad approfondire l’argomento di Push Button Berta? Ti consiglio la lettura dei seguenti articoli o libri: Anonimo,ย Brainโ Computes New Tune forย TV,ย New York Times, Luglio, 1956. Anche Charles Ames, Automated Composition in Retrospect: 1956 – 1986, Leonardo, Vol. 20 [2], 1987, pp. 169 – 185. Oppure il testo di David Levy, Robots Unlimited: Life in a Virtual Age, A. K. Peters, 2006. Infine anche il volume di Lejaren Hiller, Leonard Isaacson, Experimental Music: Composition with an Electronic Computer,ย McGraw-Hill, 1959.
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