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Monk e Pannonica: un documentario per la verità
Il rapporto tra Monk e Pannonica de Koenigswarter, discendente diretta dei Rothschild, non è cosa nuova quando si parla della biografia del compositore afroamericano. Tuttavia, mancava un documentario che raccontasse con lucidità e chiarezza quello che è stato il loro rapporto professionale e non solo.
Del resto su Thelonious Monk, inevitabilmente, si è scritto tanto e tanti sono i documentari realizzati allo scopo di far conoscere il genio di questo compositore che negli anni d’oro del jazz visse perlopiù all’ombra dei grandi nomi di Charlie Parker, Miles Davis o Duke Ellington.
Documentari su Thelonious Monk da non perdere
Due in particolare sono i titoli di cui consiglio caldamente la visione: innanzitutto Straight No Chaser (1988) che per la prima volta cerca di ricostruire la storia di questo personaggio complesso, restituendo a Monk un po’ di quella fama non goduta appieno durante la sua esistenza.
Ricordo che Monk fu sempre considerato una persona stravagante, ma anche particolarmente egocentrico e poco incline a concentrare visibilità su se stesso.
L’altro documentario, invece, è Rewind & Replay (2023). Si tratta di un’opera molto bella e intensa che, partendo da scarti di archivio, vuole contribuire a mettere in evidenza come il disagio di Monk rispetto alla società del tempo – europea e americana – non era legato al suo carattere introverso ma alle tante difficoltà che dovette patire a causa del colore della sua pelle. Di quest’ultimo documentario ho già scritto qui su Musica Informatica.
La grande mecenate del Jazz
Due documentari, quindi, che ci parlano di Monk – certamente – ma entrambi dedicano poco spazio ad una figura che fu molto importante per l’esistenza del geniale pianista jazz: Pannonica de Koenigswarter, meglio nota come Nica.
Come accennato poc’anzi, Nica era un’erede della prestigiosa, potente e nobile famiglia Rothschild. Nonostante la vita più che agiata, Pannonica conobbe anche lei le sofferenze della vita con un padre suicida giovanissimo.
Quando si trasferì negli Stati Uniti, a New York, per entrare in contatto diretto con quel mondo jazzista che aveva suscitato tanto interesse su di leì, conobbe casualmente l’arte musicale di Thelonious Monk, e se ne innamorò.
Sia della sua musica, sia della persona.
Da quel momento, Pannonica spese la sua esistenza come mecenate, dedicandosi alla musica Jazz e ai suoi musicisti.
Diffusione del Jazz: il ruolo di Pannonica
Il documentario su Monk e Pannonica, realizzato nel 2021 da Jacques Goldstein per la TV svizzera, racconta il sodalizio tra queste due figure attraverso la voce di alcuni protagonisti che conobbero sia l’uno che l’altra. Tra gli intervistati è presente anche il figlio di Thelonious Monk.
Da questo racconto emergono due aspetti: il ruolo di Pannonica nella diffusione del Jazz e, più in particolare, nel far conoscere la musica di Thelonious Monk, e poi il rapporto su più livelli tra i due protagonisti del documentario.
Pannonica de Koenigswarter si spese tanto per far capire ai contemporanei quanto grande fosse l’arte di Monk. È cosa nota che l’artista non ricevette che tardi un pieno apprezzamento della sua genialità, e Pannonica fu probabilmente tra le prime ad accorgersi di quanto innovativa fosse la sua musica. Fu proprio lei a determinarne il successo degli anni Cinquanta, che portò Monk a valicare i confini degli Stati Uniti per arrivare fino in Europa, a Parigi.
Monk e Pannonica: oltre la musica
Il secondo filone considerato dal regista è quello del rapporto umano tra i due protagonisti. Si è spesso parlato dell’attrazione sentimentale di Pannonica verso Monk, cosa mai smentita in verità ma qui viene riconsiderata in favore del rapporto professionale e in considerazione del fatto che tra i due prevalse comunque il rispetto dei propri cari e dell’uno verso l’altro.
Detto in altro termini, a prescindere dalla simpatie affettive, Monk e Pannonica furono legati da un rapporto di stima reciproca. Lei attratta dalla bellezza della musica di Monk, lui attratto dalla capacità di Nica di accendere l’attenzione della società dell’epoca verso il Jazz finendo per lottare contro i pregiudizi e le ingiustizie razziali di quegli anni.
Pannonica e l’america razzista degli anni Cinquanta
Come ci ricorda anche il documentario, la società americana di quel tempo, bigotta e razzista, non vedeva di buon occhio una donna bianca che frequentava musicisti neri ed entrava con disinvoltura nei locali dove si suonava Jazz.
Fortunatamente Nica era una Rotschild, e questo le permetteva di essere più forte perfino del pregiudizio. Ma nulla gli valse il cognome blasonato quando nella sua stanza d’albergo morì Charlie Parker, costringendola ad abbandonare gli Stati Uniti – perchè cacciata – e ad essere abbandonata dalla propria famiglia: il marito pretese il divorzio e l’affidamento dei figli.
Dopo questo tragico evento, di cui non aveva colpa alcuna, il suo impegno per la causa del Jazz e dei tanti musicisti amici divenne ancora più intenso.
Ecco, per questo impegno, per tutto l’amore avuto nei confronti della musica afromericana, questo documentario vale come un piccolo omaggio. Piccolo perché la sua memoria meriterebbe qualcosa di grandioso e significativo.
Perché guardare Monk e Pannonica: Un racconto americano
Perchè nonostante una produzione non all’altezza dei due personaggi, questo documentario aiuta a fare luce su due protagonisti del Jazz che in modi diversi hanno contribuito a rendere grande questo genere di musica.
Prima di chiudere, lascio il link alla pagina di Rai Play dove poter guardare il documentario Thelonious Monk e Pannonica: un racconto americano, gratuitamente previa registrazione.
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