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Gimme Danger: Iggy Pop e gli Stooges nel cinema documentario di Jim Jarmusch

Gli Stooges, tradizionalmente, sono sempre stati etichettati come gruppo punk, ed Iggy Pop come un cantante ribelle e anticonformista. E null’altro. Questo documentario di Jim Jarmusch, fortunatamente, ci racconta una storia profondamente diversa, e molto più avvincente.
Una storia che ci aiuta a sognare e che ci ricorda quanto mitici sono stati quegli anni di vera creatività musicale, che gli Stooges hanno vissuto da protagonisti.
Punk, Rock e musica sperimentale
Ammetto che mi sono avvicinato a questo documentario più per la firma del regista che per l’interesse verso la storia di Iggi Pop e gli Stooges.
La mia non è diffidenza verso la loro musica. Del resto fui tra i fortunati che intorno al 1995 poté assistere alla performance indemoniata di Iggi Pop nel concerto al Flaminio di Roma, insieme agli Slayer e al redivivo John Lydon con i suoi Sex Pistols. Gruppo di punta in quel mitico concerto ma completamente eclissati dall’esplosione accecante di Mr. Pop.
Gli Stooges e la scena sperimentale di Ann Arbor: le radici di un suono rivoluzionario
Semmai, la mia diffidenza era verso la storia stessa. Ammetto che non pensavo che dietro la nascita degli Stooges ci fosse una storia che arrivava fino ai nomi di Robert Ashley, George Cacioppo, Gordon Mumma, Roger Reynolds e Donald Scavarda, ovvero i fondatori dell’ONCE Group, che tanto avrebbero dato alla storia della musica sperimentale con il loro ONCE Festival di Ann Arbor, nel Michigan, a cui Iggy Pop resto legato per gran parte della sua carriera.
Il metodo di narrazione di Jim Jarmusch: un omaggio senza retorica
Al termine della visione, non si è arricchiti solo dai numerosi aneddoti di una band a tratti geniale, ma anche grazie al meticoloso lavoro di ricerca svolto dal regista Jim Jarmusch. Egli non si limita a documentare la storia degli Stooges; il suo interesse per Iggy Pop e per il mondo punk/rock è parte integrante della sua visione artistica. Oltre al documentario “Gimme Danger”, Jarmusch ha sempre mostrato una profonda ammirazione per l’atteggiamento ribelle, l’autenticità e la spontaneità che caratterizzano Iggy Pop e gli Stooges, elementi che emergono con intensità nel film.
Questi aspetti non sono solo oggetto di un ritratto documentaristico, ma traspaiono anche nel linguaggio visivo e narrativo dei suoi film, dove spesso si celebra l’outsider, il non conformismo e la cultura underground. In altre parole, la sua relazione con Iggy Pop e il gruppo è soprattutto culturale e stilistica: entrambi condividono un’estetica che esalta la crudezza, l’immediatezza e una certa poesia anarchica, elementi che hanno contribuito a definire il cinema indipendente degli ultimi decenni.
Iggy Pop: il narratore carismatico di ‘Gimme Danger’
Nel documentario, Jarmusch adotta un approccio visivo essenziale, evitando pose plastiche e seguendo i protagonisti nelle loro versioni più genuine. Affida agli stessi membri della band, in particolare a Iggy Pop, il compito di raccontare se stessi e le loro gesta, senza filtri, nel bene e nel male.
Iggy Pop emerge come il maestro narratore, seduto nel suo salotto, raccontando la storia come un vecchio amico incontrato dopo anni di vagabondaggio tra tour internazionali, esperienze con droghe e chitarre distorte. La sua presenza funge da trait d’union tra interviste, materiali d’archivio, immagini inedite e altri elementi utilizzati per raccontare la storia di una delle più grandi band rock.
L’incontro tra Iggy Pop e David Bowie: una svolta decisiva
Ovviamente non è casuale che il narratore scelto da Jim Jarmusch è Iggy Pop, così come non è casuale che la storia della musica ci ricorda sia il percorso degli Stooges ma soprattutto quello solista di Iggy. Non è casuale che sia stato lui, l’eletto che si incammina sulla strada della carriera solista.
E non è casuale che David Bowie lo abbia chiamato a Londra, nel suo regno, per avviarlo a una carriera sotto la sua ala protettrice da produttore lungimirante.
Erano gli anni delle collaborazioni importanti di David Bowie, del suo interesse verso gli Stati Uniti che inizialmente ricadde su Lou Reed, e poi anche su Iggy Pop e gli Stooges, come giustamente ci ricorda Jarmusch. Perchè se Iggy deve qualcosa a qualcuno, sicuramente quello è David Bowie, il quale consapevolmente oppure no, mostrò al leader degli Stooges lo splendore della strada solitaria, come del resto poi avvenne con grande successo.
L’eredità degli Stooges: il documentario come ponte tra passato e presente
Ma allora la storia degli Stooges è semplicemente la storia di Iggy Pop? No, assolutamente, sono due esperienze diverse e il documentario lo rende ancor più manifesto, così come rende manifesto che quella degli Stooges fu un’esperienza mitica alcune volte di più di quella di Iggy solista. Quale eredità, allora, ci lasciano gli Stooges?
Il documentario di Jim Jarmusch la raccoglie tutta e la offre gratuitamente ai suoi spettatori: Gimme Danger ci racconta di come nascono le grandi storie, di come l’incontro tra diversità – un manipolo di adolescenti sbandati da una parte e nomi fondamentali della scena musicale sperimentale dall’altra – porta alla nascita di importanti esperienze artistiche.
Il documentario di Jim Jarmusch e la storia di Iggi Pop e gli Stooges sono un tentativo di recuperare il passato per cercare di arricchire il nostro presente, sempre più impoverito da vite artistiche mediocri e protagonisti fantocci, banalmente patinati a uso e consumo dei social.
Sei curioso di guardare il documentario di Jim Jarmusch sugli Stooges? Per ora lo puoi trovare su Mubi, ma fai presto, non è certo fino a quando sarà disponibile.
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