Arte e computer: Beyond the Fence

Pablo-Gervás-Benjamin-Till-and-Nathan-Taylor-for-Beyond the Fence

Il primo post del 2016 è all’insegna dei grandi eventi: il 22 Febbraio prossimo andrà in scena Beyond the Fence, il primo musical interamente realizzato al computer. Un grosso lavoro creativo commissionato dal canale britannico di Sky Arte e che ha visto la collaborazione di numerose e diverse professionalità.

Non ho mai capito il motivo ma comunemente c’è la tendenza a ritenere che una qualsiasi cosa “realizzata al computer” sia più semplice della stessa cosa fatta secondo metodi tradizionali. Beyond the Fence, ad esempio, è un progetto molto complesso, di alto livello tecnico; un progetto innovativo che la coordinatrice e produttrice Catherine Gale ha definito un esperimento folle.

Precisiamo subito che l’idea di poter realizzare un complesso progetto artistico – musicale, nello specifico – attraverso l’applicazione di procedure automatiche, cioè adottando degli algoritmi da far eseguire ad uno o più computer, è tutt’altro che nuova, e lo sa bene chi ha confidenza con questo blog. Di esperimenti folli, nella seconda metà del Novecento, se ne sono visti parecchi; e molte sono state le sperimentazioni nell’ambito della computer music, e tra tutte potremmo citare almeno la Illiac Suite di Lejaren Hiller.

La novità in Beyond the Fence, rispetto a quest’ultima opera appena citata, consiste nel tentativo di applicare delle procedure automatiche di composizione non solo alla musica ma anche a tutti gli altri elementi costitutivi e caratteristici di uno spettacolo come un musical: quindi il testo, il soggetto, la sceneggiatura, la scenografia, e tutto il resto.

A pensarci bene, un modello di riferimento più vicino al progetto di Beyond the Fence è quello offerto da un grande evento multimediale realizzato nel 1969 da John Cage e Lejaren Hiller: HPSCHD.

Ma torniamo ad oggi. Il primo passo per la realizzazione di Beyond è stato fatto con l’analisi di altri musical di successo. L’indagine, condotta dal Machine Learning Group dell’Università di Cambridge, aveva lo scopo di individuare quali fossero, e se ve ne fossero, eventuali peculiarità in comune tra le diverse opere. In altre parole i ricercatori si sono chiesti se fosse possibile individuare delle caratteristiche comuni nelle opere di maggior successo e se queste caratteristiche fossero presenti o no nei musical meno blasonati. L’analisi è stata condotta sul numero degli attori, la scenografia, i contenuti emozionali (se è presente l’amore, l’odio, ecc.) ed altri elementi, al fine di capire quali fossero necessari per garantire il successo di Beyond the Fence.

Contemporaneamente, lo staff della Wingspan Productions ha individuato un potenziale strumento nel progetto What-If Machine. Questo, avviato già nel 2013, era stato finalizzato alla realizzazione di un software che fosse in grado di generare idee originali capaci di ispirare reali produzioni culturali o artistiche come film, giochi, dipinti e quant’altro possa rientrare nella sfera della creatività. Un prototipo della WHIM può essere testata qui. In che maniera il progetto WHIM ha contribuito al musical Beyond? Generando alcune potenziali premesse per la storia da sviluppare, come questa: “What if a wounded soldier had to learn how to understand a child in order to find true love?” Cos’accadrebbe se un soldato ferito dovesse imparare a comprendere un bambino prima di poter trovare il vero amore?

Definito il soggetto e i personaggi chiave, anche la trama è stata scritta attraverso l’applicazione di procedure algoritmiche, mediante l’utilizzo del software PropperWryter dell’Università Complutense di Madrid e la supervisione di Pablo Gervás.

Pablo-Gervás-Benjamin-Till-and-Nathan-Taylor-for-Beyond the Fence
Al centro Pablo Gervás dell’Università Complutense di Madrid con Benjamin Till and Nathan Taylor (sulla sinistra).

E la musica? Inutile dire che anch’essa è stata composta mediante procedure algoritmiche, eseguite attraverso un software il cui nome è un omaggio al più grande compositore di musical: Android Lloyd Webber. Sviluppato da Nick Collins dell’Università di Durham, il programma si basa anch’esso sull’analisi preventiva di altre opere simili.

nick-collins-and-benjamin-till-for-beyond-the-fence
Nick Collins presenta il software musicale Android Lloyd Webber a Benjamin Till, compositore inglese.

Ma è tutta farina del computer? Non proprio. Alla parte informatica è stato affiancato un duo totalmente umano, il compositore Benjamin Till e suo marito lo scrittore e attore Nathan Taylor, incaricati di riorganizzare il materiale ottenuto con i software per poter realizzare la partitura e l’intera sceneggiatura. L’obbiettivo del progetto, dunque, è piuttosto di capire in che misura la creatività può essere esplorata (o realizzata) attraverso la tecnologia, contribuire a risolvere alcune grandi questioni che interessano la relazione tra arte e scienza, per cercare di rispondere ad una domanda come “può la scienza fare arte?”.

Per il momento una prima risposta può arrivare dall’Arts Theatre di Londra, dove dal 22 Febbraio al 5 Marzo 2016 andrà in scena Beyond the Fence, una storia d’amore ambientata nei primi anni Ottanta del Novecento, uno spettacolo che al di là di ogni considerazione sarà ricordato come il primo musical realizzato al computer.

Il trailer:


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.