Max/Msp

Max/Msp è un ambiente di sviluppo grafico per la progettazione di software dedicati ad applicazioni musicali e multimediali in tempo reale. Ad oggi è uno degli strumenti informatici più evoluti ed utilizzati tra coloro che a vario titolo si occupano di computer music.

Cenni storici – Oggi Max/Msp, lo si trova citato anche semplicemente Max, è uno tra più importanti software o ambienti di programmazione disponibile sia a coloro interessati alla composizione musicale in tempo reale sia a coloro interessati alla progettazione di nuovi software. Non è semplice individuare una data esatta di nascita di questo programma, in quanto si presenta come il punto di arrivo di una lunga fase di sviluppo. È stato progettato e realizzato all’Ircam di Parigi da Miller Puckette. L’autore sottolinea lui stesso che Max nasce tra il 1980 e il 1990 al termine di una lunga serie di esperienze nell’ambito della progettazione informatica.[1]

RTSKED – Il primo elemento fondamentale nel percorso che ha portato alla nascita di Max è RTSKED, il software di controllo in tempo reale per un sintetizzatore polifonico programmato da Max Mathews e Joseph Pasquale. Grazie a questo software, il problema del controllo in tempo reale di un dispositivo esterno viene risolto in maniera molto più efficace di quanto era stato fatto in precedenza, anche dallo stesso Max Mathews nel caso del Groove. RTSKED dava la possibilità di avviare simultaneamente più processi di controllo piuttosto che essere costretto alla sequenza di azioni a cui gli utenti erano stati abituati negli anni dai Music N.[1] Va precisato che RTSKED, a sua volta, doveva molto al software 4Ced sviluppato da Curtis Abbott per il controllo del processore 4C realizzato all’Ircam da Giuseppe Di Giugno.[2]

Barry Vercoe – Di notevole importanza, poi, è stato il lavoro svolto al fianco di Barry Vercoe già a partire dal 1979 circa e fino alla seconda metà degli anni Ottanta. Vercoe oggi è noto maggiormente per essere stato il padre di Csound. Benché questo, in verità, l’aspetto più importante della collaborazione tra Vercoe e Miller Puckette è relativo ai lavori sui sistemi per il tempo reale. È proprio Puckette che fa riferimento al progetto del Synthetic Performer e alla procedura dello “score following”, cioè quella tecnologia secondo cui si cercava di mettere il computer nella condizione di seguire ed eseguire un’esecuzione musicale come fosse un essere umano.

Music500 – Gli elementi evidenziati in precedenza, a detta di Miller Puckette, furono delle fondamentali fonti d’ispirazione del paradigma Max, mentre di altro genere sono le fonti da cui Puckette ricava il vero e proprio codice di progettazione. In primo luogo troviamo il Music500, un software a cui Puckette lavora a partire dal 1982 al MIT di Boston traendo ispirazione a sua volta dal Music 11. Il Music500 era solo il primo step di avvicinamenti a Max, dal momento che era sprovvisto di un’interfaccia grafica e, cosa più importante in quel periodo, non era in grado di lavorare in tempo reale.[1]

Il processore 4X e Max – Nel 1985, Puckette si sposta all’Ircam dove lo vuole Barry Vercoe per collaborare all’ultimazione del progetto Synthetic Performer. Fu un fatto importante perché fu in questa maniera che Puckette poté lavorare con il processore 4X sviluppato da Giuseppe Di Giugno, dispositivo con il quale il Synthetic Performer era stato interfacciato. Inizialmente Puckette volle valutare l’idea di implementare il Music500 con il 4X ma alcuni limiti tecnici non resero possibile questa fusione. In un successivo tentativo Puckette volle mantenere soltanto la parte di controllo, escludendo quella di sintesi, rinominandola semplicemente Max. In quel periodo Max si basava su un approccio testuale, cosa che non era affatto strana e che anzi ricalcava il modello di altri software sviluppati per il controllo e la gestione del processore 4X. In seguito si preoccupò di rendere più complesso il suo programma introducendo anche la parte di sintesi con la possibilità di costruire i proprio strumenti informatici semplicemente collegando tra di loro i diversi oggetti, dotati ciascuno di un solo Input e un solo output.[1]

Le prime applicazioni di Max – Benché Max fosse stato sviluppato e stimolato dall’utilizzo del 4X, il primo utilizzo del software di Miller Puckette fu con il Synthetic Performer nel 1985, poi l’anno successivo fu portato anche al MIT di Boston.[3] Si trattava, in entrambi i casi, di una versione di Max abbastanza primordiale visto che era provvista di soli quattro oggetti. Da un punto di vista compositivo il primo utilizzo di Max, in una delle sue prime versioni, risale all’Aprile del 1987 per i lavori Alone di Thierry Lancino e Jupiter di Philippe Manoury. Si trattava di un software molto diverso da quello conosciuto oggi e il suo utilizzo non era così semplificato come ci appare oggi.

C – Queste prime applicazioni, tuttavia, spinsero Puckette ad un lavoro di perfezionamento del suo programma. Ecco allora che approntò una
versione di Max riscritta in linguaggio C per computer Macintosh. Questa versione di Max, molto più vicina a quella odierna, fu utilizzata per la prima volta, in studio, nel 1987 per il brano Pluton di Philippe Manoury (poi premiato nel 1988) mentre dal vivo, il suo primo utilizzo è nel 1988 per il brano Parcours Pluriel di Frédéric Durieux. Va precisato che benché i lavori in questione siano stati composti all’incirca nello stesso anno, il 1987, a distanza di mesi Pluton risulta essere il primo lavoro musicale composto per mezzo di Max. Per questo lavoro Max fu collegato al processore 4X mediante un collegamento MIDI e il Macintosh fu adoperato per il controllo del processore che si occupava della sintesi.

Patcher – Inizialmente Max non si discostava molto dal modello dei Music N, di cui conservava un approccio testuale e un paradigma basato anch’esso sul concetto di UG. Il passo in avanti andava compiuto rendendo Max un ambiente di sviluppo ad approccio grafico, cosa che avrebbe semplificato molto il lavoro dei propri utenti, un aspetto che molti avevano negli anni preso come punto di riferimento primario nella realizzazione di nuovi software. Anche il percorso di avvicinamento alla realizzazione della GUI appare piuttosto lungo. Le origini si rintracciano in OEDIT, acronimo di Ochestra EDITor, una GUI sviluppata per il Music 11 ma sostanzialmente mai entrata in funzione tant’è che non fu nemmeno presentata ufficialmente. Fu realizzata da Richard Steiger e Roger Hale. Oltre a OEDIT fu molto importante anche il modello offerto da Formes[3] ma ciò che più conta è che Puckette decise di iniziare a lavorare su una GUI per Max intorno al 1987, completandola l’anno successivo con il nome di Patcher, l’interfaccia grafica di Max.

Commercializzazione – Con l’interfaccia grafica Max si presentava come un prodotto interessante anche da un punto di vista commerciale. Nel 1991 ricevette la menzione di software dell’anno dalla rivista Keyboard Magazine. Inizialmente Max fu venduto tramite la Opcode Systems, almeno fino agli ultimi anni Novanta prima di essere ceduto alla Cycling ’74 di David Zicarelli che a tutt’oggi si occupa dello sviluppo e della vendita di Max che nel frattempo è arrivato alla versione 6.

Composizioni – Numerosi lavori sono stati realizzati con Max nel corso di questi anni, tant’è che non avrebbe senso fare un noioso elenco di nomi e opere. Tuttavia vale la pena ricordare almeno qualche nome, utile soprattutto a far capire quanto questo strumento informatico sia stato utilizzato in maniera molto trasversale tra autori di ambiti musicali anche assai distanti tra loro, da Pierre Boulez ad Aphex Twin o da Giorgio Nottoli ai Radiohead, giusto per fare qualche esempio.

Il nome – Ancora molto si potrebbe scrivere su Max, delle versioni FTS e JMax, di come sia stato trasformato in un ambiente per la multimedialità combinandolo con Jitter oppure si potrebbe parlare di Pure Data sviluppato sempre da Miller Puckette e basato, sostanzialmente, sull’esperienza di Max/Msp; tuttavia non possiamo concludere il discorso su Max senza aver speso alcune parole sul nome. Max è stato scelto come omaggio a Max Mathews in quanto pioniere e padre dei sistemi informatici e di molti dei principali strumenti in circolazione nei primi anni e non solo. Più misterioso è l’acronimo MSP, anni addietro sul sito della Cycling ’74 si leggeva che MSP stava per Max Signal Processing oppure per Miller Smith Puckette, più banalmente mi vien da pensare che possa stare bene anche con Musical Signal Processing. In ogni caso non credo che questo sia più importante della mole di lavori musicali che nell’arco di quasi trent’anni sono stati realizzati con Max, con o senza MSP, e che lo hanno reso uno dei più importanti software per coloro interessati ad un uso musicale del computer.

Per scrivere questa voce ho letto:

[1] Miller Puckette, MAX at Seventeen, Computer Music Journal, Vol. 26 [4], 2002.
[2] Max Mathews, Joseph Pasquale, RTSKED, a Scheduled Performance Language for the Crumar General Development System, Proceedings of International Computer Music Conference, San Francisco, 1981.
[3] Miller Puckette, Interprocess Communication and Timing in Real-Time Computer Music Performance, Proceedings of International Computer Music Conference, 1986.

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