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Cmix
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Cmix è un software per la musica informatica ideato e sviluppato da Paul Lansky. Appartiene alla famiglia dei Music N, anche se fu ideato per un’applicazione più specifica nell’ambito della musica concreta.
Cenni storici – A partire dagli anni Ottanta, diversi software per la computer music, tra questi Cmusic o Csound, sono stati aggiornati o realizzati attraverso il linguaggio C. Anche il compositore Paul Lansky si inserisce in questa tendenza e lavora alla realizzazione di Cmix presso l’Università di Princeton. Cmix si configura come un aggiornamento al linguaggio C del precedente software, denominato semplicemente Mix, realizzato nel 1978. Sebbene si inquadri all’interno della famiglia dei Music N, Cmix nasce in seguito ad altre motivazioni. Come spiega lo stesso Paul Lansky, Cmix in effetti fu pensato innanzitutto per soddisfare delle esigenze personali del suo sviluppatore che negli anni precedenti aveva sperimentato l’utilizzo di altri software Music N come il Music IVBF.[1]
Radici Culturali – Oltre l’esperienza con i Music N, vi sono altre motivazioni che spinsero Paul Lansky a realizzare Cmix. In particolare va citata l’esperienza informatica condotta negli anni Settanta da Vladimir Ussachevsky ai laboratori Bell. In quegli anni il compositore sperimentò l’uso del computer in alcuni lavori, sfruttandone le potenzialità sia per sintetizzare i suoni sia utilizzandolo come fosse un potente mixer e sperimentando, inoltre, anche l’uso del tempo reale attraverso il GROOVE di Max Mathews. Per soddisfare le precise esigenze del compositore russo, una ricercatrice dei laboratori Bell, Sandy Prushansky, scrisse un apposito programma per la miscelazione dei segnali sonori.[2] Per via dell’approccio adottato possiamo dire che il software della Prushansky, sostanzialmente, presentava delle caratteristiche che anticipavano la ricerca condotta da Paul Lansky per Cmix. Al di là delle radici culturali, come le abbiamo chiamate, non meno importanti furono i precedenti di Paul Lansky nell’ambito della musica concreta, realizzata attraverso apparecchiature analogiche, che lo spinsero a trovare una valida alternativa anche in ambito digitale.
Caratteristiche – Sul piano concettuale Cmix si sarebbe dovuto ispirare a Music V, ma sul piano pratico, in realtà, Cmix fu un programma con delle differenze importanti rispetto a tutta la famiglia dei Music N. In effetti, se l’efficacia dei Music N, a partire dal Music III, si basava sull’adozione del concetto di UG (Unit Generator), attraverso cui era possibile costruire i propri algoritmi di sintesi, con Cmix avviene un passo indietro dovuto alla decisione di lasciare al programma soltanto la funzione della produzione dei dati riguardanti lo score, e inserendo in una libreria esterna gli strumenti già precompilati, eliminando così quelle UG che rappresentavano il punto di forza per i programmi dedicati alla musica. Tutto questo perché, in realtà, Cmix era stato concepito come un potente mixer digitale, attraverso cui poter adottare le tecniche di montaggio tanto care ai concretisti di Parigi. La prima versione di Cmix fu completata nel 1982, denominata semplicemente Mix e realizzata attraverso l’assembler degli IBM 730. Due anni dopo Lansky decise di aggiornare il programma utilizzando il C, realizzando la prima versione di Cmix, per calcolatori DEC PDP-11. Anche il programma di Lansky non fu scritto esclusivamente in C, come già Cmusic, ma fu sviluppato attingendo caratteristiche da un suo derivato che prende il nome di MINC (acronimo di Minc Is Not C) scritto da Lars Graf.
I limiti – è chiaro che l’adozione di un linguaggio C non puro e l’eliminazione delle UG incisero in maniera negativa sul software di Paul Lansky, almeno per quanto riguarda la sua diffusione. Va precisato, comunque, che Cmix non fu ideato come strumento utile ad una comunità di riferimento ma piuttosto per soddisfare le esigenze compositive del suo sviluppatore. Sebbene vi fossero dei limiti oggettivi, Cmix in realtà conobbe una discreta diffusione e longevità, come testimoniato dagli sviluppi succedutisi negli anni a seguire.
Successivi sviluppi – Nel corso degli anni Novanta, Cmix è stato oggetto di alcuni interessanti aggiornamenti, l’ultimo dei quali intorno al 1997; cosa che mette in evidenza la discreta longevità del software di Paul Lansky. Nei primi anni Novanta Mara Helmuth, della Columbia University, ha realizzato Patchmix, un’interfaccia grafica per Cmix realizzata in linguaggio X. Sempre la Helmuth, nel 1993, ha realizzato StochGran, un software che tra le altre cose consentiva di applicare la sintesi granulare anche in Cmix. Mentre sul finire degli anni Novanta si registrano due novità: innanzitutto la realizzazione di MacCmix e BeCmix ad opera di Alistair Riddell e Ross Bencina de La Trobe University, che hanno così reso disponibile Cmix anche per computer non basati su ambiente Unix.[3] Poi si ricorda l’attività di Brad Gardon, John Gibson e Dave Topper, i tre ricercatori realizzarono RtCmix, una versione del software di Paul Lansky capace di lavorare anche in tempo reale.
Conclusioni – I risultati raggiunti con Cmix furono migliori delle aspettative, benché non si raggiunse quella diffusione, capillare, che caratterizzerà, invece, Csound. Il principale motivo è il fatto che il programma appare troppo legato alla metodologia della musica concreta e per questo decisamente limitato rispetto ad un uso trasversale tra le diverse esigenze dei compositori. Lo stesso Paul Lansky precisò che Cmix non era altro che un potente mixer digitale a venti canali. In sostanza potremmo dire che Cmix non era un vero e proprio programma per la sintesi digitale dei suoni ma piuttosto un linguaggio per la programmazione di altri software ideati per sintetizzare e processare i segnali sonori e, potenzialmente, programmabili con caratteristiche molto più simili a quelle dei Music N di quanto non lo fosse Cmix. Certamente questo poteva essere un uso interessante del programma, se non fosse che non era stato sviluppato per quel motivo, né era quello il motivo principale del suo utilizzo, che andava inquadrato, come dicevamo, più sulle esigenze derivanti dalla musica concreta.
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