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M – Il figlio del secolo: la colonna sonora
Cercando informazioni in rete per preparami alla visione della serie, mi sono imbattuto in una piacevole scoperta in merito alla colonna sonora di M – Il figlio del secolo.
In questi giorni è inevitabile interessarsi a questa serie – prodotta da Sky Atlantic e disponibile su Now dallo scorso 10 Gennaio – perché se anche l’argomento non dovesse interessare, sui social impazzano post e discussioni tra detrattori ed estimatori. Al centro del dibattito vi è l’aderenza storica dei fatti narrati.
Una discussione che onestamente fatico a comprendere, dato che alla radice di questa produzione cinematografica non vi è un saggio storiografico ma l’omonimo romanzo scritto da Antonio Scurati, di cui le otto puntate ora disponibili su Now condensano il primo libro di una quadrilogia che racconta le vicende del dittatore Benito Mussolini e del partito Fascista, dalla origini fino alla capitolazione.
Personalmente non appartengono alla categoria dei divoratori di serie televisive, tuttavia mi ero deciso alla visione di M anche per la firma di Joe Wright alla regia, di cui ho molto apprezzato L’ora più buia (2017).
Non avendo letto il romanzo ho pensato che fosse cosa buona iniziare da qualche informazione reperibile in rete, almeno per avere un’idea di cosa mi sarei potuto aspettare. Dando uno sguardo ai crediti ho notato un nome che mi era del tutto nuovo.
La colonna sonora elettronica di Benito Mussolini
Avevo già letto del fatto che nonostante il romanzo in italiano, la produzione cinematografica si era orientata perlopiù verso l’estero. Mi sono incuriosito verso chi fosse l’autore delle musiche. Ed ecco la sorpresa: Tom Rowlands, fondatore – al 50% – del duo The Chemical Brothers, una delle band più note negli anni Novanta, capace di raggiungere un successo mondiale tra i gruppi di musica elettronica big beat.
Lo stupore non è stato poco: a meno di una virata verso altri generi musicali, mi chiedevo come si potesse configurare una colonna sonora firmata da un membro dei Chemical Brothers in un film che parla di storia politica italiana durante gli anni Trenta del Novecento.
E soprattutto come si poteva amalgamare della bella musica elettronica con una delle storie più squallide della politica italiana (e non solo)? Ancora prima di iniziare la visione ho deciso di dedicarmi all’ascolto. Pensando di sbagliare. In verità ho subito capito che la peculiarità di quest’opera non è nella coerenza ma nella rottura, nel contrasto.
Fascismo e divisionismo: la lettura di Joe Wright
Anche senza la visione delle immagini, già attraverso l’ascolto di questo nuovo lavoro di Tom Rowlands, si capisce come l’artista britannico è certamente rinnovato nel corso degli anni ma inevitabilmente – e per fortuna – continua a portarsi dietro la propria storia, radicatasi dietro il nome Chemical Brothers.
L’effetto di contrasto tra le immagini, con le ambientazioni storiche, e lo stile elettronico, pop e big beat delle musiche è notevole, straniante. Azzardato, direi pure, ma comunque piacevole perchè la qualità della musica c’è e si sente.
Da qualche parte ho letto di una colonna sonora che viaggia tra storia e innovazione. Ed è vero su molteplici livelli: c’è la storia narrata ma c’è anche – come accennavo – la storia musicale radicata nell’esperienza di Tom Rowlands. In questa storia, poi si innesta l’innovazione della scrittura musicale ma anche l’innovazione nel connubio, così diverso, tra immagini e musica.
Che il progetto M – Il figlio del secolo sarebbe stato un prodotto di rottura lo si poteva intuire già dalle fondamenta, ovvero da quando la produzione aveva deciso di affidare la regia alle mani sapienti – certamente – di Joe Wright, ovvero un professionista che non doveva avere legami con il contesto culturale della nostra penisola. Per evitargli condizionamenti di ogni genere.
La polarizzazione, negli ultimi anni, è diventata ancora più netta di quanto non lo fosse prima. Mussolini negli anni 20 e 30 del Novecento costruì la sua fama e il suo potere sul divisionismo ideologico cui sottopose il popolo italiano. E questo divisionismo Joe Wright lo ha cavalcato ed esasperato, proponendo un commento musicale fuori da ogni logica di coerenza storico artistica. Come se non vi fossero elementi musicali da richiamare da quel ventennio, che comunque fu musicalmente intenso.
La scelta di una colonna sonora affidata alla metà dei Chemical Brothers, quindi, nasce dalla volontà di giocare sul contrasto netto o, potremmo dire, sulla frattura tra musiche pop, tecnologiche, dal ritmo frenetico e le ambientazioni di un’epoca lontana quasi un secolo, un contrasto che aiuta a esprimere quella divisione di coscienza, quel contrasto tra le parti che fu poi conflitto, in cui la storia criminale di Benito Mussolini fece cadere l’Italia.
Prima di chiudere voglio lasciare qualche link di approfondimento: il collegamento alla wiki di Joe Wright. Poi il collegamento Spotify alla colonna sonora e la pagina wiki dei Chemical Brothers.
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