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Monetizzare le tue musiche con il Google Content ID

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Caricare le proprie musiche su una piattaforma di streaming, sia Spotify, Qobuz o qualsiasi altra, non è l’unico modo per monetizzare dalla propria musica e forse non è nemmeno il metodo più efficace.

Se andiamo a guardare i numeri, YouTube è ancora la piattaforma leader per lo streaming di contenuti multimediali. Benché orientata ai video, le musiche occupano un posto importantissimo: vuoi per il fatto di essere pubblicate in maniera diretta, vuoi per il fatto di essere utilizzate come “colonna sonora” di altri video.

Con i suoi 2,5 miliardi (!) di utenti attivi ogni mese (Spotify, la più nota tra le piattaforme di streaming musicale ne registra 650 milioni), You Tube è una fonte interessante di monetizzazione.

Ma come fare a tracciare l’uso delle proprie musiche su You Tube, tenendo conto che ci sono oltre un miliardo di video già caricati e che ogni giorno si caricano almeno 720.000 ore di nuovi contenuti?

Google Content ID: che cos’è e a cosa serve

Per tracciare l’uso delle proprie musiche all’interno dei contenuti pubblicati su You Tube è possibile affidarsi al Google Content ID (anche chiamato You Tube Content ID, la sostanza non cambia).

Il Google Content ID è un sistema di tracciamento sviluppato direttamente da Google che si basa su una logica di funzionamento veramente molto semplice, e il cui scopo è di salvaguardare la proprietà intellettuale di un’opera musicale.

Tale tracciamento avviene mediante un semplice controllo tra il contenuto caricato sulla piattaforma You Tube e le opere musicali presenti nel database del Google Content ID.

Facciamo un esempio: immaginiamo che sto caricando un video personale, della mia festa di compleanno, che utilizza una musica di fondo coperta da copyright. Viene eseguito il controllo e l’algoritmo di You Tube riconoscerà immediatamente l’esistenza di un proprietario, richiamando il database del Google Content ID.

A questo punto You Tube metterà in atto 3 diverse azioni, in base alle scelte del legittimo proprietario del contenuto musicale.

Cosa accade utilizzando una musica con Content ID?

You Tube attuerà 3 possibili azioni, secondo le direttive imposte dal legittimo proprietario del contenuto musicale, direttive impostate al momento in cui si ottiene il Content ID:

  • Bloccare la visione dell’intero video se il proprietario del contenuto musicale non intende cedere i diritti del proprio lavoro;
  • Consentire la visione del video e tenere traccia dei dati di ascolto, per fini statistici a uso e consumo del proprietario del contenuto musicale;
  • Consentire la visione del video monetizzando l’ascolto del contenuto musicale.

Monetizzare le proprie musiche: chi ci guadagna?

La risposta potrebbe sembrare ovvia: chi ci guadagna sei tu, il proprietario della musica. Eppure le cose non sono così immediate.

Se al momento di ottenere il Google Content ID hai scelto di cedere i diritti della tua opera musicale monetizzando gli ascolti, devi sapere che non sempre potrai tenere per te tutte le entrate monetarie.

In effetti, il tuo contenuto musicale potrebbe essere utilizzato all’interno di un video che è esso stesso un contenuto originale su cui pende una proprietà intellettuale.

Se questo video content creator ha deciso di monetizzare dalla visione dei propri video, allora i guadagni derivanti dalla visione andranno divisi tra chi ha creato il video e il proprietario della musica.

Come si ottiene il Google Content ID

C’è un altro punto che si interseca con la questione dei guadagni ma riguarda la modalità di assegnazione del Google Content ID.

Infatti, se il funzionamento di questo codice di tracciamento è abbastanza semplice, non si può dire lo stesso in merito alle modalità di ottenere un Content ID per le proprie musiche.

Partiamo dal presupposto che un semplice privato, un compositore singolo non può richiedere direttamente un Content ID per le proprie musiche ma deve appoggiarsi a delle piattaforme che offrono questo tipo di servizio oppure che lo integrano all’interno di una sistema di servizi più complesso. In rete si dice che anche i privati possono richiedere il Content ID di Google ma in verità si tratta di casi isolati, perlopiù legati a compositori e musicisti che hanno raggiunto una certa visibilità e sono interessati da un numero considerevole di streaming.

Hai presente le piattaforme che monitorano i tuoi streaming su Spotify/Deezer/Qobuz e tutte le altre in circolazione? Bene, queste stesse piattaforme spesso si occupano di richiedere i Content ID per i propri utenti.

Ovviamente questo comporta la cessione di una certa percentuale di introiti derivanti dall’uso e dall’ascolto delle proprie opere musicali.

Chi può richiedere il Google Content ID?

Per essere completi, devo sottolineare che le piattaforme di streaming non sono le uniche a poter richiedere il Google Content ID.

Generalmente tale diritto può essere esercitato per conto dei propri utenti/affiliati/clienti/contrattualizzati da qualunque società/ente che gestisce un grande catalogo di opere e/o artisti:

  • Case discografiche;
  • Case di produzione cinematografiche e televisive;
  • Editori musicali;
  • Piattaforme di distribuzione musicale;
  • Piattaforme di aggregazione musicale;
  • Studi di animazione;
  • Case di produzioni di videogiochi;
  • Società televisive;
  • Società giornalistiche;
  • Piattaforme che erogano servizi educativi.

Insomma, l’elenco è veramente lungo e potrebbe andare avanti ancora per altre voci, perchè sono tante le realtà – soprattutto sul web – che gestiscono a vario titolo grandi elenchi di opere musicali coperte da proprietà intellettuale.

Questo, da una diversa prospettiva di lettura, dovrebbe aiutare a capire che le strade di monetizzazione di un brano o di un semplice jingle sono veramente tante.

Nei prossimi articoli voglio sviluppare ulteriormente questi argomenti, soffermandomi meglio su almeno due aspetti: le piattaforme che aiutano a gestire gli introiti derivanti dallo streaming e le varie possibilità di monetizzazione della propria musica che è possibile attuare sul web.


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