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Sulla scena con Nils Frahm
Qual è il confine tra il documentario e la ripresa video di un’esibizione dal vivo? È più o meno questo il tema del dibattito nato una sera qualunque intorno a Tripping With Nils Frahm del regista Benoit Toulemonde.
Protagonista dell’opera, in ogni caso, è uno dei compositori che io personalmente considerato più interessanti da una decina d’anni a questa parte: Nils Frahms, classe 1982.
Documentario o Concerto?
Avevo guardato Tripping With al momento della sua uscita e non mi ero mai posto il problema se fosse più documentario o registrazione di una esibizione live. Prodotto da Brad Pitt e la sua Plan B, il documentario si presenta anche con una splendida fotografia curata da Thomas Lallier.
A scatenare il dibattito è stato un utente social cui avevo consigliato la visione di un altro documentario firmato da Benoit Toulemonde e che riguarda la performance del 2014 di St. Vincent, compositrice di cui qui su Musica Informatica, recentemente, ho presentato l’ultima fatica musicale.
Mi veniva fatto notare, allora, che la pubblicazione di Tripping With dentro la categoria dei documentari era fuorviante in quanto si trattava, al pari del lavoro su St. Vincent alias Annie Clark, di una live performance registrata su video. Un concerto registrato, si direbbe per brevità.
Premesso che anche un “concerto registrato” potrebbe tranquillamente stare nella categoria Documentari invece che Concerti, mi trovo comunque a dissentire rispetto all’idea che il lavoro di Toulemonde non sia da considerarsi un documentario. Da qui il motivo di tornare a recensire un lavoro che, sia musicalmente sia visivamente, non è dato perdere per nessun motivo al mondo.
La regia immersiva di Toulemonde
In seguito alla pacifica disputa, e anche per via dell’uscita dell’ultimo album di Nils Frahm, Paris (2024, neanche a farlo apposta un live anch’esso), ho approfittato per rivedere il girato di Toulemonde che nel frattempo è stato ripubblicato su Mubi, la piattaforma per il cinema d’essai.
Alla seconda visione la soddisfazione è stata anche maggiore rispetto alla prima volta.
Ho potuto apprezzare meglio la capacità espressa dal regista di farci sentire partecipi dell’evento. Noi che siamo seduti semplicemente sul divano di casa.
La scelta di utilizzare esclusivamente la camera a mano, seguendo la performance di Nils Frahm da ogni punto di vista possibile, come se lo spettatore fosse mischiato tra il pubblico in sala, è stata una scelta estetica decisamente azzeccata.
Già soltanto questo contribuisce a dare al documentario quell’effetto di analisi visiva che caratterizza l’indagine del reale attraverso l’uso delle immagini.
La musica Nils Frahm a nudo
Ovviamente al centro della scena, metaforicamente e non, c’è il compositore tedesco Nils Frahm e la sua musica.
Il compositore berlinese è noto anche per la sua tecnica compositiva che lo porta a lavorare sullo strumento pianoforte modificandolo a proprio piacere, con spirito di ricerca e curiosità infantile.
A partire dall’album All Melody (2018), l’uso di strumenti elettronici ha fatto un balzo in avanti notevole, per quantità e qualità.
Tripping With Nils Frahm, da questo punto di vista, appare come un naturale proseguimento, dove l’artista si muove al centro della scena spostandosi da un pianoforte a un sintetizzatore sempre con estrema naturalezza, come naturale scorre la sua musica.
Il documentario di Toulemonde, allora, non solo ci proietta tra il pubblico in sala facendoci sentire partecipi ma allunga lo sguardo anche sull’approccio creativo del compositore tedesco, il quale senza indugio e senza timore ci apre le porte delle sue segrete stanze.
Prima di chiudere voglio lasciare come di consueto il link per la visione del documentario. Attualmente è presente su Mubi, come accennavo, ma ciò non toglie che sia già reperibile altrove o che venga pubblicato altrove in altri momenti. In ogni caso, nel frattempo puoi collegarti alla pagina Mubi di Tripping With Nils Frahm. I primi sette giorni sono gratis.
Perchè guardare Tripping With Nils Frahm?
Perché è un documentario che consente di vivere un’esperienza percettiva diversa, dove musica e immagini si abbracciano per farci sentire altrove, lì in quel momento, durante la performance, tra il pubblico, a pochi metri da Nils Frahm e i suoi magici strumenti.
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