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AA. VV. – Digital Audio Engineering: an Anthology
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Titolo: Digital Audio Engineering: an Anthology
A cura di: John Strawn
Editore: William Kaufmann
Anno: 1985
Pagine: 144
Collana: The Computer Music and Digital Audio
Il titolo di questo libro ci dice già molto in merito agli argomenti trattati all’interno del volume curato da John Strawn per la collana Computer Music and Digital Audio. Rispetto ad altri libri della medesima collana, Digital Audio Engineering è più orientato verso l’audio digitale piuttosto che verso questioni relative alla composizione o alla storia della computer music. Si tratta di un libro molto tecnico suddiviso idealmente in due parti: una prima dedicata ad alcuni aspetti fondamentali dell’audio digitale e una seconda parte incentrata sulla presentazione di tre sistemi per la composizione di musica attraverso il computer.
Il primo capitolo, An Introduction to Digital Recording and Reproduction di James McGill, è, come si capisce dal titolo, incentrato sulle caratteristiche tecniche della registrazione e riproduzione di segnali audio digitali, benché la parola Introduction potrebbe confondere il lettore alla ricerca di informazioni di carattere generale. McGill affronta il tema in maniera molto tecnica integrando il testo con grafici, diagrammi di flusso, rappresentazioni circuitali e molta matematica, che enfatizzano l’approccio ingegneristico.
Il discorso di poc’anzi vale anche per il secondo capitolo scritto da Robert Talambiras: Limitations on the Dynamic Range of Digitized Audio, con l’unica differenza di trattare un argomento ulteriormente più specifico di quello affrontato nel capitolo precedente, legato a questioni di distorsione del segnale digitale.
Con il terzo capitolo si apre quella che sopra abbiamo definito un’ideale seconda sezione, dedicata alla presentazione di alcuni sistemi informatici progettati per la composizione di musica attraverso il computer e non solo. Nei successivi tre capitoli, infatti, si parla innanzitutto del Systems Concepts Digital Synthesizer, uno dei primi sintetizzatori digitali interfacciato ad un computer, sviluppato da Peter Samson e per questo motivo rinominato Samson Box. Poi viene presentato il sintetizzatore FrmBox di Richard Moore e, infine, il sistema audio digitale della LucasFilm.
Il capitolo di Peter Samson, Architectural Issues in the Design of the Systems Concepts Digital Synthesizer, presenta la maggior parte delle caratteristiche del sintetizzatore digitale Samson Box. Non si fa menzione del suo utilizzo nell’ambito della composizione in quanto sono presentate le caratteristiche tecniche e performative da un punto di vista ancora una volta molto tecnico, teso a dimostrare le potenzialità di questo sintetizzatore digitale controllato attraverso un computer. Lo stesso vale anche per il capitolo di Richard Moore, The FrmBox – a Modular Digital Music Synthesizer, un sintetizzatore digitale realizzato per l’Università di Stanford. Va ricordato che Richard Moore aveva collaborato con Max Mathews per la realizzazione del sintetizzatore ibrido Groove, a cui ovviamente l’autore fa spesso riferimento.
L’ultimo capitolo, scritto da James Moorer, si intitola The LucasFilm Digital Audio Facility. L’autore presenta la struttura e tutti i dispositivi che compongono il sistema di audio digitale realizzato negli anni Ottanta per la famosa casa di produzione cinematografica, la cui progettazione fu affidata proprio a James Moorer. Accanto alla presentazione tecnica delle potenzialità e delle caratteristiche dei diversi dispositivi che compongono l’intero sistema, James Moorer svolge anche alcune considerazioni sulle specifiche esigenze sonore dell’industria cinematografica.
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