Arve Henriksen – Places of Worship

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Del nuovo lavoro del compositore norvegese Arve Henriksen, a cinque anni da Cartography pubblicato per la storica etichetta ECM, avrei dovuto scrivere già qualche mese fa, quando era ancora 2013.

Nonostante il ritardo, a mia discolpa, vorrei dire che non è mai troppo tardi per ascoltare della buona musica. Arve Henriksen è un raffinato trombettista di formazione jazz, e per quanto possa apparire strana la sua presenza tra le uscite di un sito dedicato alla musica elettronica, va detto che i suoi lavori da tempo condividono con musicainformatica la passione per gli strumenti tecnologici e le sonorità sintetiche.

Dopo quel capolavoro di Cartography nel 2008, già sufficientemente intriso di sonorità informatiche grazie alla collaborazione con Jan Bang e Erik Honoré, Henriksen torna a suonare in un album che nuovamente apre al dialogo tra strumenti tradizionali ed elettronici.

Del successo di Cartography il compositore norvegese conserva gran parte della formula: brani ambient molto ampi, sonorità distese e rilassate, perfetta fusione di elementi elettronici. Anche la squadra è pressappoco la stessa, almeno per quanto riguarda i collaboratori tecnologici che tra programmazione, campioni, bassi synth, live sampling e sintetizzatori abbondano non poco in mezzi e sonorità, realizzando una sintesi perfetta con la tromba di Henriksen.

Titolo: Places of Worship
Autore: Arve Henriksen
Etichetta: Rune Grammofon
Anno: 2013
Durata: 0:40.21
Valutazione: 8/10

Tracce:

1. Adhān
2. Saraswati
3. Le Cimetière Marin
4. The Sacristan
5. Lament
6. Portal
7. Alhambra
8. Bayon
9. Abandoned Cathedral
10. Shelter From the Storm

Ma sarebbe riduttivo circoscrivere l’operato di Bang e Honoré nell’ambito della semplice collaborazione; il loro contributo appare di notevole importanza, imprescindibile per il risultato finale dell’opera, per la sua raffinatezza e l’estremo equilibrio delle parti. Del resto la bellezza dei lavori di Henriksen è proprio in quello splendido e delicato equilibrio tra le morbide parti eseguite alla tromba e l’amalgama discreto dei suoni elettronici; cosa che già ad un primo ascolto risulta piuttosto chiaro, di come alla tromba del compositore norvegese, che si esprime con forza ed intensità, si affiancano i lavori di fino realizzati da Bang e Honorè, che pure l’orecchio deve ricercare nella coesione dei suoni per apprezzarne la coerenza di insieme.

Già in Cartography avevamo apprezzato il raffinato bilanciamento dei pesi, la capacità compositiva di Henriksen, il suo sapere dipingere quadri sonori senza che i dettagli soffocassero il naturale protagonismo della sua tromba, anzi enfatizzandola, facendone apprezzare ogni intima melodia.

Con Places of Worship questa volta Henriksen prende ispirazione dal misticismo raccolto delle architetture religiose, componendo 10 tracce di raffinati equilibri strumentali, tracce che invitano a riflettere, a sostare nella bellezza dei suoni e delle melodie.

Avrei voluto indicare qualche traccia più emozionante delle altre ma alla fine mi sono reso conto che già la sola autopsia verbale avrebbe soffocato il calore che sprigiona l’intero album, dall’inizio alla fine, lungo ogni singolo pezzo; senza sosta. Tuttavia non posso negare che alcuni passaggi sonori mi abbiano abbracciato più di altri; penso così all’apertura di Adhān che sembra aprirci le porte di un luogo dove tutti vorremmo essere (0:51), oppure alle sonorità orientali di Portal sorrette dalla pienezza del basso synth, ai campionamenti di The Sacristan, ai dettagli elettronici di Saraswati, alle voci e ai continui dialoghi fra tradizione e innovazione.

L’unica pecca, se così si può dire, è proprio in quella formula che Henriksen eredità da Cartography, che al momento non dispiace, sia chiaro, ma che pure nel 2008 aveva già trovato una sua sintesi di perfezione.

Places of Worship è tra i migliori album del 2013, vivamente consigliato per la vostra discoteca personale, magari affianco a Cartography, appunto, per un duetto perfetto.


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