AA. VV. – Computer Music Currents, Vol. 2

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Il secondo volume della serie Music With Computers, prodotta dalla Wergo, mette insieme un interessante gruppo di composizioni realizzate durante un arco di tempo di quasi venti anni.

La particolarità di questa serie della Wergo, oltre al fatto di raccogliere opere in qualche modo realizzate attraverso un computer, consiste nell’idea che ciascun volume possa sviluppare un certo aspetto, o analizzare l’opera di un dato compositore o di un certo periodo storico.

Questo secondo volume, ad esempio, mette insieme 6 opere musicali rappresentative di alcuni dei più importanti centri di ricerca che hanno dedicato parte della loro attività alla sperimentazione informatica in ambito musicale.

Titolo: Computer Music Currents, Vol. 2
Autori: Vari
Etichetta: Wergo
Anno: 1989
Durata: 1:11.52

Tracce:

1. Mario Davidovsky - Synchronisms No. 9
2. Gottfried Michael Koenig - Three Asko Pieces I
3. Gottfried Michael Koenig - Three Asko Pieces II
4. Gottfried Michael Koenig - Three Asko Pieces III
5. Denis Lorrain - ...black it stood as night
6. Emmanuel Ghent - Phosphones
7. Daniel Arfib - Le Souffle du Doux
8. Loren Rush - A Little Traveling Music

La raccolta si apre con un’interessante opera del compositore argentino Mario Davidovsky, il quale portando avanti quel progetto seriale, avviato negli anni Sessanta, di composizioni che avvicinano strumenti tradizionali a sonorità elettroniche, non avrebbe potuto evitare di sconfinare nell’ambito della musica informatica. Synchronisms No. 9 (1988) allora affianca il computer al violino di Rolf Schulte, per una commissione del MIT. Oltre ad un sistema MIDI della prestigiosa università del Massachusetts, Davidovsky fece uso anche delle apparecchiature del centro di musica elettronica dell’Università della Columbia realizzando parte del materiale sintetico con Csound. Synchronisms No. 9 è un’opera molto interessante, per l’energia che scaturisce dall’interazione dei due strumenti, e per il contrasto di una scrittura contemporanea in cui il violino mantiene dei ricordi tardo romantici.

Meno coinvolgente è il lavoro di Gottfried Michael Koenig, Three ASKO Pieces (1982) per flauto, due clarinetti, due tromboni, fagotto, sassofono, marimba, pianoforte e quartetto d’archi. Va precisato che rispetto agli altri lavori presenti in questa raccolta vi è una differenza sostanziale; infatti si tratta di una composizione assistita dal computer; vale a dire che la partitura, eseguita da una compagine tradizionale, è stata ottenuta attraverso un software e l’applicazione di opportune regole, in un modo del tutto simile alla storica Illiac Suite di Lejaren Hiller. Attraverso l’uso del software PR1, realizzato dal compositore, questi ha ottenuto tre differenti versioni che compongono i tre pezzi di questo progetto complessivo scritto per l’ASKO ensemble di Amsterdam.

Ben più complesso è il sistema di software adoperati dal compositore Denis Lorrain per la realizzazione di …black it stood as night (1985). Il brano è stato realizzato attraverso procedure in tempo reale, e l’applicazione di algoritmi realizzati con linguaggi quali VLISP, Formes e C. A questi algoritmi si aggiungono i software Cmusic, Pvoc, Chant, oltre al sistema 4X dell’Ircam, dove questo lavoro è stato realizzato. La versione in questo CD è una riduzione per soli altoparlanti di una precedente versione per percussionista e altoparlanti.

Una sorta di riduzione è anche il lavoro successivo: Phosphones (1970/71) di Emmanuel Ghent. In questo caso abbiamo a che fare con un progetto iniziale piuttosto complesso che prevedeva sostanzialmente due tracce: una musicale realizzata attraverso il sistema Groove di Max Mathews ed una partitura di controllo delle luci realizzata anch’essa attraverso il computer. L’intero progetto fu commissionato dalla Mimi Garrard Dance Company e prevedeva la sincronizzazione dei primi due elementi con il movimento di alcuni danzatori che ballavano su una coreografia organizzata da Mimi Garrard. Quest’ultimo, insieme a Arnold Eagle, ha realizzato anche un documentario di tutto il progetto. La versione su CD ovviamente non ripropone tutta la complessa performance ma soltanto la parte musicale.

Daniel Arfib non è un nome molto noto in ambito musicale, anche perché sembra che gran parte del suo lavoro sia stato indirizzato nell’ambito della ricerca, collaborando a Marsiglia con Jean-Claude Risset presso il Laboratoire de Mecanique et Acoustique del centro nazionale per la ricerca scientifica (CNRS). In particolare negli anni Settanta si è impegnato nel realizzare una versione del Music V compatibile con il minicomputer Telemecanique, per poi realizzare negli anni Ottanta anche una versione compatibile con i computer PC. Ovviamente anche Le Souffle du Doux è stato realizzato con il Music V e le apparecchiature di Marsiglia, benché la resa estetica non sia particolarmente interessante, sia sul piano musicale che sonoro.

Diverso il discorso per A Traveling Music (1971/73) di Loren Rush che confeziona un lavoro molto interessante per la resa timbrica, considerato anche l’anno di composizione, ma anche per l’interazione tra il pianoforte di Dwight Peltzer e il nastro magnetico. La parte elettronica è stata realizzata da Loren Rush al Center for Computer Research in Music and Acoustics di Stanford (CCRMA), con il software Mus10 e l’applicazione di due particolari tecniche di sintesi: la simulazione di fonti sonore in movimento e una particolare variante di Modulazione di Frequenza per il controllo dell’evoluzione degli spettri sonori. Anche il pianoforte svolge una parte molto interessante, eseguendo un veloce drone di parziali della fondamentale.


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